Una vita sottile è il romanzo d’esordio di una giovanissima Chiara Gamberale, accolto con entusiasmo da pubblico e critica, dove la protagonista si racconta attraverso le persone che ha conosciuto e ha amato.

È il primo libro che leggo di questa autrice tanto acclamata e che oggi viene tradotta in ben 16 Paesi nel mondo, ma non me la sento di gridare al capolavoro e in questo articolo spiego il perché.

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Titolo: Una Vita Sottile

Autore: Chiara Gamberale

Editore: Feltrinelli

Collana: Universale Economica

Genere: Narrativa contemporanea

Anno di Edizione: 2020 (prima ed. nel 1999)

Pagine: 144 pp., Brossura

ISBN: 9788807893285

Voto: 📕📕/5

Trama Una Vita Sottile di Chiara Gamberale

Nel 1999 una giovanissima Chiara Gamberale esordisce con il romanzo Una Vita Sottile, che colpisce critica e pubblico fin da subito, ottenendo un successo destinato a perdurare per molti anni.

In questa piccola opera l’autrice si racconta attraverso le persone che ama, descrivendo il suo rapporto con loro, cosa le hanno insegnato e in che modo si sente legata.

Ognuno le ha lasciato un segno tale da far spostare lo sguardo dal suo gravissimo problema di salute psicofisica a quello di chi è entrato a far parte della sua vita; sì, perché Chiara ha sofferto di anoressia e bulimia, che qui racconta in modo velato, sottile, senza mai affrontare la questione in modo esplicito e diretto.

Parere Personale

Qualsiasi lettore al giorno d’oggi avrà sentito nominare Chiara Gamberale, pur non avendo mai letto nessuno dei suoi romanzi, dal momento che sugli scaffali delle librerie se ne trovano almeno un paio negli stand dei best seller italiani.

I suoi titoli mi hanno sempre incuriosita, anche perché nei gruppi di lettori viene spesso elogiata, così come fra le recensioni riportate sui principali siti di compravendita del settore.

Ad ogni modo, ho deciso di cominciare dal romanzo d’esordio, quello che ha permesso alla critica di scoprire il suo talento nella scrittura, il trampolino di lancio che ha segnato l’inizio di una carriera prolifica nel mondo dell’intrattenimento.

Le mie aspettative, dunque, erano piuttosto alte quando ho iniziato la lettura e alla sua conclusione ho avvertito un vago senso di incompiuto, come se avessi mangiato un piatto buonissimo, ma senza sale.

Una Vita Sottile si presenta con premesse interessanti, ovvero un racconto a cuore aperto su un’esperienza difficile che segna per tutta la vita, senza mai affrontarla davvero in modo diretto; difatti, Chiara preferisce parlare di chi ha dato colore alla sua vita e le ha regalato qualcosa.

Il problema è che la narrazione procede a singhiozzi, senza trama, senza ordine cronologico e senza un vero e proprio approfondimento dei personaggi. Una successione per brevi capitoli, ciascuno dedicato ad un episodio o ad una persona diversa, che si colloca in un tempo della sua vita non ben definito e rimane lì, impresso nella testa del lettore confuso.

Il filo conduttore è palese, ma da solo non basta a mio avviso per reggere tutto il romanzo, perché l’impressione è quella di una serie di appunti che si scrivono su un diario personale spinti dall’emotività del momento, senza la preoccupazione di doverli far comprendere a qualcuno, se non a sé stessi.

C’è un altro elemento del libro che non ho apprezzato affatto: se con la malattia Chiara si muove in punta di piedi, lo stesso non si può dire della sua vena autocelebrativa, decantando i suoi studi accademici, la sua posizione sociale elevata, così come il suo animo nobile che la spinge ad “amare anche chi non sa usare i congiuntivi“.

In conclusione, Una Vita Sottile non mi ha convinta, nemmeno per quanto riguarda il suo talento nella scrittura tanto elogiato dal pubblico; ci riproverò con un altro dei suoi numerosi romanzi.

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