Ho rivisto Super Size Me dopo 20 anni e mi sono chiesta quanto la situazione sia cambiata rispetto a quei tempi e se l’esperimento non abbia portato a dei “risultati forzati”. Questo perché con il senno di poi ho notato che alcune dinamiche potevano essere gestite meglio, a parer mio, in quanto in fin dei conti non hanno dimostrato gran che di concreto. 

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Il contesto che ha dato vita a Super Size Me

Agli inizi degli anni 2000, un paio di ragazze decisero di fare causa al McDonald’s perché la ritenevano responsabile della propria obesità. Ovviamente i legali hanno considerato futili le accuse, affermando che erano già noti i pericoli legati al consumo dei propri cibi; inoltre, non si poteva dimostrare che l’aumento di peso fosse dovuto solo agli alimenti venduti dal fast food.

Inoltre, lo stesso Giudice aveva stabilito una condizione per poter procedere con la causa: si doveva dimostrare che mangiando da McDonald’s tre pasti al giorno, ogni giorno, avrebbe portato a dei problemi di salute, compreso il sovrappeso.

Da qui nasce l’idea del documentario Super Size Me, prodotto, diretto e interpretato da Morgan Spurlock, che decise di mangiare solo da McDonald’s per un mese, analizzando gli effetti sul proprio corpo.

Prima di iniziare ovviamente si era sottoposto ad una serie di esami ben documentati, facendosi seguire da un cardiologo, un medico interno, una gastroenterologa e una dietologa. I risultati confermavano una salute iniziale eccellente, con parametri nella norma, corpo normopeso e valori ematici perfetti, in linea con l’età di Morgan, che a quei tempi aveva circa 34 anni. 

Nell’arco di un mese la sua alimentazione si è basata solo ed esclusivamente sul cibo acquistato al McDonald’s, mangiando tre pasti al giorno e cercando di camminare quanto uno statunitense medio.

Come si è concluso il documentario?

Se ancora non l’avete visto, ma vi interessa approfondire, vi consiglio di saltare il paragrafo per evitare delle anticipazioni.

Come c’era da aspettarsi, alla fine del mese Morgan ha assunto una quantità spropositata di calorie, costituite prevalentemente da grassi saturi, zuccheri e carboidrati raffinati, portandolo a perdere massa magra, con un aumento di ben 11kg

Ovviamente ha avuto delle ripercussioni anche a livello di salute, in quanto ha raddoppiato il rischio di infarto, ha infiammato il fegato e alterato diversi livelli ematici, come colesterolo, trigliceridi e uricemia, che sono schizzati alle stelle.

Nel corso delle riprese Morgan descriveva nel dettaglio anche il suo stato emotivo: più volte, infatti, ha sperimentato una forte depressione tra un pasto e l’altro, con momenti di tristezza immotivata, stanchezza cronica e persino mal di testa che si affievoliva solo ingerendo gli alimenti del McDonald’s.

L’impatto negativo che ha avuto questo tipo di alimentazione sul suo corpo ha alimentato numerose discussioni da parte del pubblico: “Allora è vero che il cibo del fast food fa male!”. Nelle scuole hanno cercato di diminuire i junk food e McDonald’s aveva sostituito il menù Super Size con il Go Active! (Happy Meal per adulti), anche se ci ha tenuto a precisare che non è stata una decisione presa come conseguenza al documentario.

Super Size Me ha fatto il giro del mondo, venendo proiettato persino nelle scuole italiane, come strumento di sensibilizzazione contro le cattive abitudini alimentari, sebbene nel nostro Paese non ci sia una cultura legata al fast food come negli USA.

Com’è cambiata la situazione da Super Size Me ad oggi?

Quando è stato girato il documentario Super Size Me, ovvero nel 2004, McDonald’s era presente in più di 100 Paesi del mondo con oltre 30 mila ristoranti, e dava da mangiare ogni giorno più di 46 milioni di persone. Soltanto negli USA copriva il 43% del mercato dei fast food! Non a caso, proprio lì l’obesità era la seconda causa di morte, considerate tutte le patologie connesse ad una tale condizione fisica.

In Italia chiaramente non si poteva dire lo stesso. Certo, i fast food erano presenti negli aeroporti, centri commerciali e stazioni di servizio, ma solo negli ultimi 10 anni sono sorti come funghi anche nei paesini di periferia, sempre vicino a qualche supermercato o affacciati alle vie principali.

Detto ciò, facciamo comunque un confronto di dati per comprendere quanto sia cambiata la situazione in 20 anni, raccogliendoli da numerosi siti statistici italiani e stranieri.

Distribuzione attuale di McDonald’s nel mondo e in Italia

  • Presenza globale: Alla fine del 2024, McDonald’s contava 43.477 ristoranti in oltre 100 Paesi. 
  • Posizione negli Stati Uniti: Negli USA, McDonald’s possiede 13.557 sedi, posizionandosi al terzo posto tra le catene di fast food per numero di locali, preceduto da Subway con 20.482 sedi e Starbucks con 16.969. ​Quindi possiamo dire che abbia perso il suo primato.
  • Presenza in Italia: In Italia, McDonald’s ha ampliato la sua presenza, raggiungendo 755 ristoranti entro la fine del 2024. La Lombardia ospita il maggior numero di sedi, con 176 ristoranti, rappresentando circa il 24% del totale nazionale. Ciò significa che qui sta consolidando sempre di più la sua presenza.

Tassi di obesità negli USA, in Europa e in Italia

  • Stati Uniti: Circa il 40,3% degli adulti americani era obeso tra agosto 2021 e agosto 2023. ​
  • Europa: I tassi di obesità variano significativamente tra i paesi europei. Ad esempio, la Russia registra un tasso del 30,3%, mentre Malta ha un tasso del 28,7%.
  • Italia: Nel 2022, il 31,3% delle donne italiane era in sovrappeso. Inoltre, si prevede che la prevalenza dell’obesità infantile in Italia raggiunga il 14,5% entro il 2025. ​

Principali cause di morte negli USA e in Italia

  • Stati Uniti: Nel 2023, le principali cause di morte sono state:​
    1. Malattie cardiache: 702.880 decessi​
    2. Cancro: 608.371 decessi ​
    3. Incidenti (lesioni non intenzionali): 227.039 decessi​
  • Italia: Nel 2022, le principali cause di morte sono state:​
    1. Malattie ischemiche del cuore: 59.052 decessi​
    2. Malattie cerebrovascolari: 54.553 decessi​
    3. Altre malattie cardiache: 34.742 decessi​

Cosa possiamo dire in base a questi dati? Che sicuramente il dominio di McDonald’s è stato soppiantato da altre catene di fast food, lasciando invariato, se non peggiorato, il problema della cattiva alimentazione. Senza contare il fatto che, se durante le riprese del documentario la prima causa di morte negli USA era il fumo, ad oggi pare che sia proprio l’obesità della popolazione.

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Perché l’obesità e il sovrappeso sono tanto pericolosi?

Al di là dell’aspetto estetico che, francamente, conta poco o nulla, dato che ognuno ha il diritto di amarsi e accettarsi come meglio crede, i chili di troppo rappresentano un problema per chi desidera vivere una vita lunga e sana.

Ecco solo alcune patologie che si possono sviluppare con l’obesità:

  • Diabete di tipo 2: L’eccesso di peso può rendere le cellule meno sensibili all’insulina, portando a livelli elevati di glucosio nel sangue.​
  • Malattie cardiovascolari: L’obesità è associata a ipertensione, livelli elevati di colesterolo e trigliceridi, aumentando il rischio di infarti e ictus. ​
  • Alcuni tipi di cancro: Esiste una correlazione tra obesità e un aumento del rischio di sviluppare tumori come quelli al colon-retto, al seno (nelle donne in post-menopausa) e all’endometrio. ​
  • Problemi articolari: Il peso in eccesso può sovraccaricare le articolazioni, specialmente ginocchia e anche, favorendo lo sviluppo di osteoartrite.​
  • Disturbi respiratori: L’obesità può causare apnee notturne e altre difficoltà respiratorie.​
  • Malattie del fegato: L’accumulo di grasso nel fegato può portare alla steatosi epatica non alcolica.​
  • Problemi psicologici: L’obesità può influire sulla salute mentale, aumentando il rischio di depressione e ansia.

Sapevate che l’obesità è associata ad un aumento significativo del rischio di mortalità rispetto agli individui con peso normale? Una recente ricerca condotta dall’Università del Colorado ha rilevato che l’eccesso di peso può incrementare il rischio di morte dal 22% fino al 91%, confermando quanto sia pesante il suo impatto sulla nostra aspettativa di vita.

Super Size Me: cosa non mi è piaciuto del documentario

Alla luce di quanto detto sopra, quindi, è chiaro che l’intento del documentario girato da Morgan fosse nobile. Il sovrappeso, infatti, è un problema ben più sentito negli USA: ci sono zone dove persino 3 persone su 4 presentano questo problema, l’ignoranza sulle corrette abitudini alimentari è dilagante e anche i bambini vengono educati a suon di junk food.

Perché questo? Perché non è un segreto che le ricchissime società di fast food siano coinvolte nella politica, finanziando campagne elettorali che, di conseguenza, dovranno poi presentare programmi a loro favore.

Tuttavia, Super Size Me mi ha fatto storcere il naso più di una volta, perché mi è sembrato un prodotto realizzato con impulsività e senza un adeguato studio alle spalle, soprattutto alla luce delle conoscenze infermieristiche che ho acquisito nel corso degli anni. 

Mi spiego meglio:

Punto 1 – All’inizio del documentario Morgan si sottopone a numerosi esami per dimostrare che la sua salute sia ottima prima di iniziare l’esperimento. Lui stesso afferma che in famiglia c’è stato un decesso per malattia cardiaca, il che lo espone ad una predisposizione genetica che i medici nemmeno considerano. Non solo, i parametri vitali che prendono sembrano già leggermente fuori norma per un ragazzo di 34 anni, con una pressione diastolica già oltre i 90 mmHg. Eppure, affermano che sia tutto eccellente. 

Punto 2 – Il dottore di Medicina Interna mi è sembrato quello meno preparato di tutti. Come fai a non sapere quanto un’alimentazione ricca di grassi saturi e zuccheri influisca negativamente sulla salute del paziente? Ammette candidamente di non avere idea delle conseguenze che potrebbe comportare l’esperimento. Semplice incompetenza o paura di dire la verità schierandosi contro un colosso del fast food?

Punto 3 – Prima di iniziare, Morgan consulta anche una dietologa che, sulla base delle sue abitudini e del suo stile di vita, calcola un fabbisogno calorico pari a 2.500Kcal al giorno. Quante ne assume lui con la McDieta? Una media di 5.000 al giorno! Ora, se l’intento era quello di dimostrare che il fast food fa male, non credo che questa sia stata la strada giusta, perché significa “barare”. Difatti, QUALUNQUE DIETA, persino quella mediterranea o vegetariana (che sono considerate fra le più salutari) possono portare ad un aumento di peso se si supera il fabbisogno calorico giornaliero. Sarebbe stato interessante, invece, vedere come assumere 2.500Kcal di soli hamburger e patatine avrebbe influito sui suoi valori ematici.

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Punto 4 – Ad un certo punto di Super Size Me il sig. J. Sullum, l’allora Direttore Capo della rivista Reason, fa un discorso un po’ controverso che cito testualmente: “Mi trovavo ad una cena con delle persone e tra gli invitati c’era anche un fumatore. Ad un certo punto un tizio si è messo a fare il gradasso e ha cominciato a dire ‘Ma che ti salta in mente? Non lo sai che il fumo fa male? Ti succederà questo, ti succederà quello. Dovresti smettere, lo sai’ E il fumatore, invece di dirgli ‘Ma vai a quel paese (sto parafrasando, N.d.R.)!’ Voglio dire, pensa ai fatti tuoi, no? Come sarebbe stato giusto, in fin dei conti. Piuttosto imbarazzato e difendendosi ha detto ‘Ho cercato di smettere. Ci devo riprovare. Hai ragione, lo so!’. Allo stesso tavolo era seduta una signora molto grassa e mi sono detto: pensa se quello, invece di attaccare il fumatore, avesse detto a quella signora grassa ‘Ma non te ne rendi conto che sei obesa? Non lo sai quanto è pericoloso essere sovrappeso? Smettila di mangiare! Lascia stare quel dessert! Non ti sei vista, giusto?’. La logica è la stessa. Non credo che si possa fare una distinzione fra questi due esempi che ho fatto. La ragione sta nel fatto che è socialmente accettato attaccare i fumatori, ma non lo è attaccare gli obesi… ancora. Quindi la domanda è: quand’è che diventerà accettato socialmente permettersi di attaccare le persone grasse, nello stesso modo in cui viene tranquillamente fatto con i fumatori?

Essere fumatori ed essere obesi non sono la stessa cosa, né possono essere trattati allo stesso modo. Nel caso del fumo, si tratta di una dipendenza che nasce da una scelta consapevole: chi inizia a fumare sa fin da subito che si tratta di un’abitudine dannosa per la salute, anche se nell’immediato può sembrare rilassante o socialmente “utile”, specialmente tra i più giovani. 

L’obesità, invece, è una condizione complessa e riconosciuta a tutti gli effetti come una malattia. Spesso è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui disagi psicologici profondi, relazioni disfunzionali con il cibo e, in alcuni casi, anche disturbi metabolici o ormonali. Per questo motivo, affrontarla richiede un approccio multidisciplinare: non basta una dieta, ma può essere fondamentale il supporto di uno psicoterapeuta che aiuti a risalire alle radici emotive del comportamento alimentare, insieme a un nutrizionista che guidi verso un percorso sostenibile.

Esistono poi condizioni mediche, come l’ovaio policistico, l’ipotiroidismo o terapie a base di cortisone, che possono favorire l’aumento di peso e rendere ancora più difficile il controllo del corpo.

In quest’ottica, colpevolizzare o giudicare chi fuma o chi è in sovrappeso non è solo inutile, ma profondamente dannoso. Chi fuma sa già che si sta facendo del male. Chi vive nel proprio corpo con fatica, è spesso il primo a soffrirne guardandosi allo specchio.

Punto 5: Al di là della conta calorica sfalsata del Punto 3, in Super Size Me Morgan riesce nell’intento di dimostrare che McDonald’s vende cibo spazzatura, che porta ad ingrassare e ad infiammare gli organi. In realtà, penso che sia una conclusione un po’ banale e fin troppo semplicistica. Intendiamoci, nessun nutrizionista consiglierebbe di mangiare cibo fast food per vivere una vita sana ed equilibrata; anzi, sarebbe meglio prepararsi un buon hamburger fatto in casa con patate fresche al forno, se proprio ci si vuole togliere lo sfizio. Senza contare le implicazioni etiche sullo sfruttamento degli animali e delle risorse naturali. 

Ad ogni modo, ormai lo dicono tutti gli esperti di alimentazione: nessun cibo di per sé fa ingrassare, perché conta molto il numero delle calorie e il corretto bilanciamento tra i macro e i micronutrienti. Se mangiassi ogni giorno 5.000Kcal di patate, uova e cipolle, come dovrebbe essere la mia salute alla fine del mese?

In sostanza, in Super Size Me manca proprio una parte riferita ad una corretta alimentazione. Qual è la soluzione alle cattive abitudini alimentari? Quali alimenti bisognerebbe privilegiare? Come disintossicarsi dalla dipendenza dai fast food? 

Super Size Me: l’impatto negli anni successivi

Come già detto sopra, dopo la diffusione del documentario Super Size Me, McDonald’s ha dovuto fare i conti con le controversie che hanno minato sensibilmente la sua reputazione. Per esempio, in Islanda l’ultimo locale ha chiuso nel 2009 e in Albania non ce ne sono mai stati.

Senza contare il calo dei profitti nel Regno Unito, attribuito in parte alla crescente consapevolezza pubblica sugli effetti negativi del consumo di fast food, accentuata dal documentario di Morgan.

Non sono mancate negli anni anche critiche legate all’insolita conservazione dei prodotti McDonald’s, con cheeseburger rimasti intatti per decenni oppure la mancanza di sviluppo di muffe sulla superficie umida dei suoi alimenti.

D’altra parte, ci sono stati degli episodi che hanno cercato di risollevare la reputazione del franchise.

Per esempio, John Cisna, un insegnante di scienze dell’Iowa, ha condotto un esperimento personale nel quale ha consumato esclusivamente pasti McDonald’s per 90 giorni. Seguendo una dieta di 2.000Kcal al giorno e camminando per 45 minuti 4-5 giorni alla settimana, ha perso circa 17 kg e ha registrato miglioramenti nei suoi valori ematici. Cisna ha sottolineato che la chiave del suo successo è stata la scelta oculata degli alimenti e il controllo delle porzioni, dimostrando che è possibile perdere peso anche mangiando in un fast food, purché si presti attenzione all’apporto calorico complessivo e si mantenga uno stile di vita attivo.

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