Recensione del romanzo Il Male Minore di Alessandro Orofino, autore conosciuto di persona al Salone del Libro 2024 di Torino, dove ho acquistato una copia autografata.
Il libro mette in campo un dilemma che riguarda proprio la nostra epoca, ovvero l’oscillazione continua fra ciò che ci rende davvero felici, con tutti i rischi che comporta, e ciò che viene convenzionalmente accettato.
Quale sarà la posizione dell’autore in merito?

Titolo: Il Male Minore
Autore: Alessandro Orofino
Editore: Pathos Edizioni
Genere: Narrativa contemporanea
Anno di Edizione: 2020
Pagine: 292 pp., Brossura
ISBN: 9791280201072
Voto: 📕📕📕 e mezzo/5
Trama Il Male Minore di Alessandro Orofino
Il Male Minore narra di due storie parallele che alla fine si incontrano in modo inaspettato: da una parte abbiamo Adolfo, un uomo di mezza età che ha vissuto la sua vita fra vizi e frivolezze, pur non potendoselo permettere.
La situazione precipita quando, a seguito di un’aggressione per un debito non saldato, è costretto a raccontare la verità all’amata figlia Arianna.
Il secondo protagonista è un giovane trentenne che decide di lasciare il lavoro e stravolgere la propria vita, per riprendere in mano una passione accantonata per troppo tempo.
Entrambi, però, si troveranno ad un bivio, in cui scegliere se essere felici oppure crogiolarsi in un’accettabile confort zone.
Parere Personale
Con Il Male Minore è chiaro l’intento di Orofino di parlare del cosiddetto elefante nella stanza, che sembra coinvolgere ormai la maggior parte degli adulti in questa epoca piena di possibilità.
Il discorso da affrontare, infatti, è ampio e complesso, ma nel romanzo viene sapientemente riassunto attraverso la vita dei due protagonisti, con le loro scelte e le relative conseguenze.
Adolfo è sostanzialmente un padre inaffidabile, incapace di compiere scelte oculate, dal momento che tutto ruota intorno alla sua soddisfazione personale, che è comunque effimera, in quanto si basa sull’apparenza e sull’ostentazione delle proprie ricchezze.
Al lettore non riesce difficile biasimarlo, in quanto rappresenta un estremo del desiderio di compiacere sé stessi: è giusto cercare la propria felicità, ma sembra esserci un limite a quanto viene considerato accettabile. Un adulto che non si assume le proprie responsabilità, per esempio nel ruolo di coniuge e genitoriale, non fa altro che andare dietro ai propri capricci, come un insaziabile bambino.
L’altro protagonista, invece, sembra appartenere ad una schiera più moderata: giunto alla soglia dei trenta comincia il primo bilancio della propria vita e il risultato non lo soddisfa. Qual è la soluzione? Scuotere le fondamenta e cambiare tutto, perché non basta che i tasselli di un quadro si incastrino perfettamente per essere felici, dal momento che è l’immagine che ne esce fuori a fare la differenza.
Sarà perché mentre scrivo ho più o meno la sua stessa età, oppure per la narrazione in prima persona che rende i pensieri più coinvolgenti e cristallini, ma mi sono immedesimata molto in questa situazione.
Io stessa ho buttato all’aria una carriera promettente in ambito sanitario, pur avendo conseguito una laurea con ottimi voti, per dedicarmi alla scrittura a tempo pieno. Una scelta sofferta più per il giudizio altrui, perché ci si sente sempre in colpa a rischiare il tutto per tutto per essere felici.
Inoltre, quando si raggiungono i 30 anni le persone iniziano a guardarti con occhi diversi, aspettandosi che tu abbia raggiunto tutte le tappe fondamentali della vita: lavoro stabile, matrimonio, casa di proprietà e figli. La mancanza di uno solo di questi elementi fa sentire difettosi, oppure indietro nella corsa e se vengono fatte domande in proposito, le giustificazioni si sprecano, come a dover chiedere scusa al prossimo per non aver soddisfatto le aspettative sociali.
Allo stesso tempo, la mia generazione, ovvero quella dei Millennials, ha vissuto tutta l’evoluzione tecnologica, con conseguente nascita di tanti nuovi mestieri e possibilità di carriera. Mentre una volta bastava un posto fisso per far contenti, adesso pretendiamo, giustamente anche, di poter scegliere; ma poiché non tutte le attività possono dare una garanzia nel lungo termine oppure vengono considerate dei veri lavori (vedi gli influencer, i social media manager, i web designer ecc.), preferiamo accantonare il sogno e dedicarci ad altro.
La frustrazione che prova il protagonista, dunque, è la stessa che proviamo noi trentenni, quando da una parte abbiamo genitori che ci spingono ad apprezzare ciò che abbiamo, a cercare un impiego sicuro, qualunque esso sia, a farci un mutuo “così non butti soldi nell’affitto”, a fare figli per diventare veramente adulti, ma dall’altra dobbiamo fare i conti con un profondo senso di insoddisfazione.
Il protagonista sceglie di fare lo scrittore, un mestiere antico, certo, ma ancora pieno di incertezze e ostacoli. Per questa ragione si trova tutti contro, soprattutto la fidanzata storica Agata, che rappresenta un porto sicuro, le certezze che questa vita ha da offrire, con tutte le sue scelte standardizzate e prevedibili.
Alla fine, però, come tutti noi, si troverà a dover prendere una decisione: fare ciò che piace, anche a costo di essere etichettato come eterno immaturo, pazzo, insensato, oppure fare ciò che la gente si aspetta, così si guadagna credito agli occhi degli altri?
Il Male Minore è un vero e proprio spaccato del pensiero odierno e descrive in modo diretto e senza fronzoli ciò che vivono tantissimi giovani adulti, come un amico che ti mette di fronte alla realtà dei fatti e ti scuote per prendere una decisione.
Un romanzo che consiglio vivamente, soprattutto per il finale, che strappa un sorriso amaro e ci mette in discussione.
Nella valutazione mi sono fermata al voto 3,5 perché nella mia edizione ho trovato fin troppi refusi e un paio di errori grammaticali.
Desideri una recensione sul tuo romanzo d’esordio? 😎
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