Recensione de Il Gatto di Giovanni Rajberti, acquistato al Salone del Libro 2024 in una nuova edizione illustrata da Natalia Verginella.

Un trattato sulla fisiologia e la morale di questo felino tanto amato, che risale al XIX.

Superato, oppure sempre attuale?

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Titolo: Il Gatto (orig. Sul Gatto cenni fisiologici e morali)

Autore: Giovanni Rajberti (illustrazioni di Natalia Verginella)

Editore: El Doctor Sax

Genere: Filosofico, classico

Anno di Edizione: 2016 (prima pubblicazione nel 1999)

Pagine: 138 pp., Brossura

ISBN: 9781727199826

Voto: 📕📕📕/5

Di cosa tratta Il Gatto di Giovanni Rajberti

Nel 1845 il poeta Giovanni Rajberti tracciava con arguzia e ingegno il profilo psicologico di uno degli animali domestici più amati e complessi, attraverso l’opera Il Gatto, per l’appunto.

Per comprendere al meglio l’ironia sottesa in questa operetta, bisogna tener presente che l’autore aveva una personalità pungente, che non mancava di esprimere nei suoi scritti, venendo comunque largamente apprezzato, tanto che poteva vantare delle amicizie illustri, come Laura Solera Mantegazza e il Conte Giulio Litta.

Difatti, Il Gatto, che inizialmente era stato pubblicato con una tiratura limitata, ottenne in breve tempo un clamoroso successo. Ma di cosa parla esattamente?

Proprio di quanto suggerisce il titolo, dando però una valenza filosofica e un significato morale più alto di quello dell’essere umano a tutti quei comportamenti felini che ci fanno sorridere ancora oggi.

Parere Personale

Devo ammettere che non avevo mai sentito parlare di quest’opera, fin quando non l’ho individuata in uno stand al Salone del Libro 2024, dove un ragazzo ha stuzzicato la mia curiosità illustrandomi cosa mi sarei dovuta aspettare.

Il Gatto è in sostanza un breve trattato filosofico che indaga con ironia ogni comportamento felino, per conferirgli una valenza più profonda, un significato morale nascosto che rende questo piccolo essere migliore dell’essere umano.

I diversi capitoli, infatti, si soffermano su peculiarità di diverse, andando anche a smontare credenze popolane per far riabilitare, in un certo senso, l’onore di un animale che per lungo tempo è stato associato ad aspetti negativi. Si pensi, per esempio, al periodo in cui sono stati sterminati perché considerati maligni, causando la proliferazione dei topi, con le conseguenze infauste che conosciamo ancora oggi.

Di fronte alla descrizione della sua astuzia, eleganza e capacità di vivere secondo i propri interessi, l’essere umano può soltanto impallidire, o meglio ancora, sottostare ai suoi capricci, pur sapendo di trovarsi di fronte ad un animale che nel corso dei secoli non siamo mai riusciti ad addomesticare del tutto.

Tempo fa ad una fiera leggevo che la differenza tra il cane e il gatto è che quest’ultimo ha conservato intatti i suoi comportamenti selvatici nel corso dei secoli, tollerando la nostra presenza per un suo tornaconto personale.

Ciò significa che il gatto non è in grado di amare? Niente affatto, ma sa comunque ottenere ciò che vuole, senza doversi piegare o “guadagnare la pagnotta”. Persino quando lo si accarezza bisogna state attenti a non infastidirlo!

Se ami anche tu questo piccolo felino, ti consiglio la lettura; scoprirai con piacere che le cose scritte dal Rajberti quasi due secoli fa valgono incredibilmente ancora oggi.

Inoltre, l’edizione di El Doctor Sax contiene delle simpatiche illustrazioni di Natalia Verginella.

Il gatto non vive come le altre bestie, pei vostri comodi, pei vostri piaceri; egli vive solamente per sé, non ubbidisce che ai propri capricci, né fa alcun conto di voi se non in quanto vi trova pronti a’ suoi desideri.

“Nessuno poi è più machiavellico del gatto, che per scienza innata praticò le stesse massime del Seicento fiorentino tanti secoli prima di lui. Pigliamo a caso un solo esempio tra mille. Insegna quel gran maestro di politica che ‘i nemici bisogna vezzeggiarli o spegnerli’. Ebbene, il gatto ha inimicizia grande col topo e col cane: ma col secondo, perché più forte, se lo mettete nella necessità di convivere, lo tollera prudentemente, e finisce a mangiar nello stesso piatto e a dormirgli sul dorso. È il procedere del vero talento che fa di necessità virtù, ma virtù completa, la quale non lascia rancori secreti, e lo rende sincero amico di un naturale nemico.”

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