Recensione del bestseller Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi, un successo mondiale che ha popolato le classifiche italiane per diverso tempo.
Il protagonista indiscusso è un’antica caffetteria giapponese capace di far viaggiare nel tempo.
Una storia ricca di poesia, oppure un prodotto fin troppo melenso?

Titolo: Finché il caffè è caldo (orig. Coffee Ga Samenai Uchini)
Autore: Toshikazu Kawaguchi
Traduttore: Claudia Marseguerra
Editore: Garzanti
Collana: Narratori Moderni
Genere: Narrativa contemporanea
Anno di Edizione: 2020
Pagine: 192 pp., Brossura
ISBN: 9788811608769
Voto: 📕📕📕📕📕/5
Trama Finché il caffè è caldo di T. Kawaguchi
In Giappone esiste una caffetteria speciale, capace di riportarti indietro nel tempo e consentirti di parlare persino con persone che non ci sono più.
Le regole da seguire, però, sono tanto semplici quanto determinanti per la riuscita del viaggio:
- C’è solo una sedia che ti consente di vivere questa esperienza e non ti è permesso di alzarti per tutto il tempo;
- Nel passato potrai incontrare solo chi è già stato nel locale;
- Il presente non si può cambiare in ogni caso;
- Devi bere il caffè prima che si raffreddi!
In questo primo volume conosciamo quattro storie legate fra loro dal rimpianto.
Parere Personale
Finché il caffè è caldo è un romanzo di cui si è parlato spesso e volentieri fino al 2023, perlopiù con grandi elogi da parte dei lettori più romantici che condividevano la propria recensione sui social.
Ciò che mi aveva incuriosita, oltre all’ambientazione all’interno di una caffetteria (io amo il caffè e mi mette di buon umore solo il pensarci), anche le premesse del romanzo, ovvero un fantasy che ruotava intorno ai viaggi nel tempo.
Kawaguchi, però, si discosta molto rispetto al genere che siamo soliti vedere pubblicizzato negli ultimi decenni, raccontando una storia dai toni delicati, romantica e ricca di poesia.
L’elemento surreale, come già detto, è costituito dalla possibilità di spostarsi all’interno della linea temporale, che sembra amalgamarsi perfettamente con una routine quotidiana che potrebbe vivere chiunque di noi, tanto che il lettore è spinto a chiedersi se questo posto esista davvero.
Un aspetto che ho amato tanto è che non esistono eroi o personaggi con poteri fantastici, ma persone comuni che mostrano le fragilità dell’essere umano; in questo caso, le fil rouge è rappresentato dal rimpianto.
Così abbiamo una ragazza che non si è dichiarata all’uomo che amava, trasferitosi ormai lontano, una donna che evita la sorella da anni, una moglie che si è persa nei ricordi sbiaditi del marito e una futura madre che desidera solo il meglio per il proprio bambino.
Lo stile di scrittura semplice, così come le descrizioni concise, rendono la narrazione veloce e incalzante, a dispetto della visione onirica che vuole comunicare l’autore.
Ho letto diverse critiche riguardo proprio a questa modalità di espressione, considerata da molti come banale e infantile. A tal proposito, spezzo due lance a favore del libro:
- Il romanzo era nato inizialmente come una sceneggiatura teatrale (2013) e questo forse spiega le frasi brevi, talvolta anche ripetitive;
- La traduzione in italiano è stata fatta dall’inglese (non dal giapponese) e secondo me questo è stato un errore fatale, perdendo probabilmente la bellezza e la profondità di tante espressioni originali.
Romanzo consigliato a chi ama storie dal sapore dolce, senza avere troppe pretese di stile. Non sempre la semplicità corrisponde all’essere banali…
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