Recensione del romanzo La Califfa di Alberto Bevilacqua, pubblicato per la prima volta nel 1964, riscuotendo successo fin da subito, tanto da ispirare un lungometraggio qualche anno più tardi, con alla regia lo stesso autore e alla produzione da Mario Cecchi Gori.

La Califfa è il soprannome dato alla protagonista Ilaria Corsini, una donna povera che vive situazioni tragiche, compresi i giudizi ostili delle persone che la circondano.

Rispolveriamo questo successo d’altri tempi…

la-califfa-di-alberto-bevilacqua

Titolo: La Califfa

Autore: Alberto Bevilacqua

Editore: Einaudi

Collana: Tascabili

Genere: Narrativa moderna

Anno di Edizione: 2009 (prima ed. nel 1964)

Pagine: 221 pp., Brossura

ISBN: 9788806199579

Voto: 📕📕📕/5

Trama La Califfa di Alberto Bevilacqua

Il romanzo è ambientato negli anni Sessanta e ha come protagonista la giovane Irene Corsini, detta Califfa, che abita l’Oltretorrente del fiume a Parma, una zona molto povera, per intenderci, insieme al marito Guido, un ex partigiano. Quest’ultimo, dopo aver assassinato due giovani fascisti, viene arrestato per tre anni, ma una volta uscito sembra cambiato: si mostra scontroso e violento con la moglie, ozia tutto il giorno e si interessa solo dei piccioni che alleva per il tiro al volo.

Come se non bastasse la Califfa, che già aveva dovuto sopportare il licenziamento per riduzione del personale in una fabbrica, perde il figlioletto Attilio, così scivola in un abisso di sconforto.

In questo frangente decide di ripiegare sull’amante Vito Alibrandi, una promessa del calcio che vanta numerose conquiste femminili, ma senza lasciarsi prendere sentimentalmente da nessuna di queste.

Parere Personale

Devo essere sincera: sarà per la mia giovane età, ma non avrei mai conosciuto La Califfa se non me l’avesse consigliato un lettore, facente parte dello stesso gruppo Facebook di recensioni.

Leggendo le vicende ci rendiamo conto che stiamo descrivendo una realtà che ormai riguarda forse pochissimi quartieri malfamati ancora presenti in Italia, dove vige ancora la netta contrapposizione e differenza fra indigenti e ricchi imprenditori. Nella storia questa forte separazione viene rappresentata dal fiume, che fisicamente divide due mondi che pare non possano mai incontrarsi.

La divisione di Bevilacqua poi, sembra assuma toni ancora più aspri se si tiene conto della rappresentazione dei personaggi: quelli ricchi sono semplicemente ipocriti senza cuore, attaccati solo al vile denaro, disposti al servilismo pur di rimanere attaccati come cozze ai propri privilegi; i poveri, d’altro canto, capita che siano inclini a comportamenti discutibili, ma perché vittime della loro stessa condizione.

In tutto ciò ho provato molta tristezza nei confronti della Califfa, una donna che ha dovuto fare i conti con esperienze tremende nella propria vita, dapprima perdendo l’amore, poi la stabilità economica e i suoi affetti più cari.

ATTENZIONE: DA QUI IN POI CI SONO ANTICIPAZIONI SUL FINALE

La sua disperazione la porta a compiere scelte che non la rendono felice, ma rappresentano una sorta di autopunizione, come lei stessa racconta alla Viola giustificando i motivi sul perché continuasse a perdere tempo con uno come Vito.

La scelta di diventare una slandra, una sorta di concubina simile a Giulia ne I Leoni di Sicilia (con la differenza che qui il Doberdò era già sposato) mi è sembrata più dettata dalla disperazione: vedova, senza figli, senza lavoro, a vivere sulla spalle di una povera amica prostituta che già faticava a mantenere i suoi bambini.

La Califfa non ci stava più e ha deciso di prendere in mano la sua vita: avrebbe intrapreso una strada difficile per terminare i suoi giorni in pace con sé stessa. E difatti, ha accettato di diventare l’amante di un attempato imprenditore, ascoltando con pazienza le turbe mentali della sua crisi di mezza età, per ottenere in cambio dei favori al fine di aiutare i poveri del suo quartiere.

Il Doberdò sembra abbia conosciuto la sua Beatrice, la donna che l’ha risvegliato dal sonno durato decenni, durante i quali è stato spinto ad accettare qualsiasi cosa pur di raggiungere la sua attuale posizione. Ora che lei gli ha aperto gli occhi, vede la realtà in maniera diversa e si sente più vicino alle sue umili origini. Arriva persino a chiederle di vivere con lui e mettere su famiglia insieme.

Francamente mi è sembrata una situazione un po’ patetica, forse perché sono influenzata da una mentalità diversa: un anziano pieno di soldi e potere si innamora perdutamente di una giovane donna, alla quale regala tutto, esibendola come un trofeo personale. Lei, dal canto suo, non prova certo amore nei suoi confronti, ma più che altro un affetto profondo, legato anche alla speranza di poter ottenere una vita migliore, più dignitosa e, avere la possibilità di tornare ad essere di nuovo una madre.

Queste mie considerazioni, legate al finale che sembra ricordare che il destino non si possa stravolgere del tutto, lasciano un po’ con l’amaro in bocca.

Desideri una recensione sul tuo romanzo d’esordio? 😎

Piacere di conoscerti! 👋

Iscriviti per ricevere ogni mese aggiornamenti sui nostri contenuti o sconti riservati.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *