Recensione del romanzo Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson.

La storia esilarante di Allan Karlsson, che fugge dalla casa di riposo e vive delle avventure rocambolesche, avendo alle calcagna sia la polizia, sia dei temibili criminali.

Divertente o solo grottesco?

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Titolo: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (orig. Hundraåringen som klev ut genom fönstret och fönstret och försvann)

Autore: Jonas Jonasson

Traduttore: Margherita Podestà Heir

Editore: Bompiani

Collana: Tascabili Narrativa

Genere: Narrativa contemporanea

Anno di Edizione: 2018

Pagine: 446 pp., Brossura

ISBN: 9788845296758

Voto: 📕📕📕📕/5

Trama Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson

È il giorno del suo centesimo compleanno, è stato invitato il Sindaco e la tv locale è pronta a riprendere un tale evento degno di nota, ma Allan Karlsson non ha nessuna voglia di festeggiare e, in pigiama e pantofole, decide di fuggire dalla finestra della casa di riposo.

Quella che sembrava una semplice pausa dalla noiosa routine del luogo, si trasforma in una lunga avventura, con al seguito la polizia che vuole riportare il fuggiasco a casa e catturare dei pericolosi criminali che hanno intenzione di ucciderlo.

Parere Personale

La natura di questo romanzo geniale si può intuire già dal titolo e dall’immagine di copertina, che non tradiscono l’assurdità degli eventi narrati.

La storia si fa dinamica fin dalle prime pagine, quando il protagonista ruba una valigia nella fretta di prendere il pullman, provocando l’ira di una pericolosa organizzazione criminale.

Allan, però, è un eroe improbabile, che non fa proprio nulla per cambiare il corso degli eventi, ma lascia che sia lo stesso “caso” a tirarlo fuori dai guai, nei modi più assurdi e impensabili.

Nel corso della narrazione, che alterna lunghi flashback sulla sua vita e il presente, scopriamo che questo è stato il modus operandi della sua intera esistenza, consentendogli di vivere straordinarie avventure in giro per il mondo, cavandosela sempre indenne.

Ho apprezzato la capacità dell’autore di mantenere un tono ironico dall’inizio alla fine, condendo con sagacia anche la descrizione di fatti storici realmente accaduti, senza mai schierarsi da una parte o dall’altra.

Del resto, Allan stesso lo ribadisce sempre: non sopporta che si parli di politica e di religione, ma accetta di buon grado da chiunque almeno un bicchiere di acquavite.

L’unica pecca, se proprio volessi fare la pignola, è la parte finale: Jonasson ha saputo tenere in piedi una storia surreale e divertente, senza però sapere come concluderla, infatti il finale mi ha lasciata un po’ insoddisfatta.

Libro consigliato a chi ha amato Le Solite Sospette di J. Niven, che ho già recensito.

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