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A proposito di scrittori italiani, quante volte abbiamo sentito dire che in Italia ci sono più persone che scrivono rispetto a quelle che leggono?

Molto spesso chi afferma questo appartiene ad una delle seguenti categorie:

  • Autori esordienti che faticano a sbarcare il lunario, perché i loro post di autopromozione non vengono degnati di uno sguardo nei gruppi di lettori;
  • Librerie indipendenti che purtroppo hanno dovuto chiudere a causa della diminuzione dei clienti;
  • Persone di una certa età che guardano con disprezzo le nuove generazioni, sempre col naso all’ingiù a scorrere i reel su un qualsiasi social network su uno smartphone nuovo di pacca;
  • Persone che si lamentano dell’incredibile ignoranza dilagante, cervelli che fuggono all’estero e incapaci che restano per occupare posti tenuti caldi dagli zii di terzo grado.

Pur non appartenendo a nessuna delle categorie di cui sopra, ammetto che il pensiero ha sfiorato anche la mia mente, ma ho voluto indagare più a fondo per scoprire se si trattasse semplicemente di un bias cognitivo o di un reale fenomeno presente nel settore.

Per rispondere alla mia domanda, dunque, sono andata a cercare i risultati statistici e nei prossimi paragrafi ti spiego più nel dettaglio cosa ho scoperto: è vero che gli scrittori italiani sono più dei lettori?

Scrittori italiani: le recenti indagini Istat

In prima istanza è necessario distinguere i due dati: da una parte abbiamo i lettori presenti in Italia, mentre dall’altra ci sono gli autori italiani che hanno pubblicato almeno un libro nel corso dell’anno di riferimento dell’indagine.

Questo perché banalmente si leggono anche opere straniere e le due categorie, benché in qualche modo si colleghino nel mercato editoriale, procedono su due vie distinte.

Per quanto riguarda gli autori, secondo il report “Produzione e lettura di libri in Italia” pubblicato da Istat a dicembre 2023, pare che si sia registrata una crescita di opere letterarie pubblicate, che sono il 7,5% in più rispetto al 2019, ovvero 86.174 in totale (tieni presente che l’indagine si riferisce al 2022).

Il 14% dei titoli (13.332) sono pubblicati in self-publishing, attraverso l’intermediazione di società di servizi che generalmente supportano l’autore anche nelle fasi precedenti di editing e impaginazione, fino a proporre pacchetti che comprendono il marketing sui social e Amazon, quando il titolo entra in commercio.

Anche se rispetto al 2021 il dato è in calo, risulta comunque rilevante nel mercato editoriale; del resto, circa la metà delle case editrici, per lo più micro e piccole, offrono agli aspiranti scrittori la possibilità di inviare il proprio manoscritto tramite il sito web, rendendo il tutto ancora più semplice.

Dunque, stando ai dati raccolti, pare che il mercato editoriale si stia arricchendo di nuove opere e diverse di queste appartengono agli autori esordienti italiani, il 36% dei quali dichiara di aver già pubblicato almeno un altro libro in precedenza.

I lettori sono in calo?

Tenendo conto dell’indagine di cui sopra, la risposta a questa domanda purtroppo è sì, considerando gli individui con età maggiore ai 6 anni che dichiarano di aver letto almeno un libro nell’ultimo anno, che non fosse strettamente connesso alla scuola o alla professione.

Difatti, se nel 2020 la loro percentuale si aggirava intorno al 41%, forse agevolata anche dalla Pandemia che ci ha costretti a stare a casa per diverse settimane, nel 2022 è scesa a 39,3% e francamente si spera in un recupero nel corso del 2023.

Andando ad analizzare l’andamento degli anni precedenti, possiamo dire che l’ultimo dato si è quasi allineato con quello di 20 anni prima, con la differenza che all’epoca si è visto un progressivo rialzo nei periodi successivi, fino a raggiungere il picco di circa 46% di lettori nel 2010.

Ma quali sono le abitudini e le preferenze dei lettori?

Nulla di nuovo sotto il sole, considerato che il cartaceo resta ancora la soluzione preferita, totalizzando l’86,9% delle preferenze, contro uno striminzito 11,1% del formato digitale; di contro, sono raddoppiati coloro che ascoltano audiolibri (4,9%) rispetto al 2018, ottimi durante i viaggi o lo svolgimento di lavoretti/hobby.

Tieni presente che il calo dei lettori, comunque, riguarda tutti i formati, senza distinzioni, anche tenendo presente coloro che alternando le diverse tipologie (il 17,4% dei lettori).

Per quanto riguarda l’età, invece, come c’era da aspettarsi, la fascia che più predilige il formato e-book è quella fra i 15 e 34 anni, mentre il cartaceo viene scelto soprattutto tra i bambini fino ai 10 anni e negli adulti over 65.

Un dato interessante è relativo al genere: a quanto pare sono le donne a preferire il profumo delle pagine stampate, mentre gli uomini sono i maggiori fruitori del formato digitale.

L’indagine dell’Associazione Italiana Editori

Leggendo le ultime notizie sul settore, ti sarai certamente imbattuto in articoli che parlavano dell’indagine condotta da Pepe Research per l’Associazione Italiana Editori, che pare abbia mostrato un quadro completamente diverso rispetto a ciò che abbiamo detto fino ad ora.

Nello specifico, l’indice di lettura da parte del popolo italiano è in costante crescita, dal momento che nel 2019 era del 68% e nel corso del 2023 è salito al 74%, prendendo in considerazione un campione di età compresa fra i 15 e i 74 anni.

In sostanza, stiamo parlando di ben 32,8 milioni di persone che dichiarano di aver letto almeno una parte di libro, a prescindere dal formato, negli ultimi 12 mesi. Ed è proprio qui che sta la differenza con l’indagine condotta da Istat.

Difatti, mentre quest’ultima prende in considerazione solo coloro che hanno effettivamente concluso un libro negli ultimi 12 mesi, l’AIE estende il campione anche alle persone che leggono manuali, saggi, guide di viaggio, giardinaggio o cucina ecc., anche solo in parte, pur escludendo in entrambi i casi tutte le letture obbligate per la scuola e la professione.

Ecco spiegato perché le due indagini forniscono risultati praticamente opposti. Fra l’altro, la situazione descritta dall’AIE pare sia rosea anche su altri fronti: per esempio, aumenta la percentuale di chi legge solo qualche volta l’anno, passando dall’8 al 13%.

Inoltre, come vuole sottolineare lo stesso report, è necessario considerare altri elementi che qualificano l’atto della lettura, come blog online, oppure post che raccontano storie e notizie presenti sui social networks.

Scrittori italiani vs lettori: il mio parere

Anche se i dati dell’AIE sembrano più rincuoranti dell’Istat, credo che prendano in considerazione un campione eccessivamente ampio e con criteri che a mio avviso potrebbero avere dei contorni fin troppo sfumati.

Leggere il bugiardino dell’Oki mi qualifica come lettrice? Oppure la catena di Sant’Antonio che circola sulla pagina Facebook Pancine, Cuori e Bimbi Pucciolosi? O ancora, il manuale del mobile Ikea che comunque non capisco come montare?

D’altro canto, in un’era tecnologica come la nostra sarebbe opportuno includere altre forme di lettura digitali, come i siti informativi su argomenti di varia natura, che ormai popolano il web, oppure le testate giornalistiche online, per quanto alcune producano solo spazzatura.

Fra l’altro, la lettura di manuali, come giardinaggio, cucina o altro, potrebbe anche essere dettata dalla necessità del momento, per soddisfare un bisogno pratico o lavorativo, come imparare a cucinare o a coltivare il proprio orto.

Che cosa stiamo analizzando, dunque? La lettura come mero piacere personale, arricchimento culturale e passatempo, oppure come il semplice atto di leggere un insieme di parole che superi un determinato numero di righe?  

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