Recensione dell’autobiografia L’Altra Figlia di Annie Ernaux, premio Nobel 2022. Una narrazione unica e originale che ha spaccato la critica del pubblico: troppo fredda e impersonale, oppure potente e difficile da comprendere?

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Titolo: L’Altra Figlia (orig. L’Autre Fille)

Autore: Annie Ernaux

Traduttore: Lorenzo Flabbi

Editore: L’Orma

Collana: Kreuzville Aleph

Genere: Narrativa Contemporanea

Anno di Edizione: 2016

Pagine: 81 pp., Brossura

ISBN: 9788898038978

Voto: 📕📕📕📕/5

Trama L’Altra Figlia di Annie Ernaux

Estate di molti anni fa, giornata limpida, cielo terso, si respira un’aria serena di vacanza… Annie gioca spensierata sul vialetto vicino casa, quando una conversazione attira per caso la sua attenzione: la sua mamma parla di un’altra figlia, ormai morta, vissuta prima di lei.

In un attimo il mondo di Annie crolla e su di lei si abbatte l’ombra nera di una bambina tanto amata, strappata ai suoi genitori a causa di una malattia.

Parere personale

Nelle settimane successive alla consegna del Nobel all’autrice, ho letto e sentito dei pareri contrastanti sul suo stile di scrittura, considerato fin troppo asettico e impersonale. Le storie vengono narrate con un punto di vista fin troppo esterno alle vicende, pur vivendole in prima persona, senza emozioni e coinvolgimenti emotivi.

I lettori lamentano una mancanza di introspezione, di una messa a nudo dei propri sentimenti, persino quando si sta narrando di vicende che per forza di cose segnano l’individuo in maniera profonda, come l’aborto o la scoperta di una sorella.

Personalmente, non sono d’accordo con queste critiche, o almeno, per quanto riguarda il libro L’Altra Figlia, dove è palese il suo senso di frustrazione nei confronti di una sorella che l’ha accompagnata come un’ombra alle sue spalle e della quale ne è venuta a conoscenza per puro caso.

Scoprire della sua esistenza cambia le carte in tavola: Annie non è più la figlia unica viziata, si sente come un ripiego, una seconda chance in seguito ad un dolore indicibile e, caso vuole, il suo sesso corrisponde a quello della primogenita perduta.

Ma l’autrice non è quella bambina e lo urla prepotentemente pagina dopo pagina, imprimendo se stessa in ogni parola, come se cercasse di rompere un muro di silenzio per far udire la sua voce:

Questo romanzo sembra abbia una valenza catartica e sia nato più per l’autrice, che per i lettori del resto del mondo.

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